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COBOT E FORMAZIONE GENERANO POSTI DI LAVORO

Jan 14, 2019 5:11:12 PM / da Alessio Cocchi / 0 Commenti Condividi
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La robotica sta creando e creerà nuovi e più qualificati posti di lavoro. Formazione e investimenti sono però necessari per ridurre il gap fra richieste del mercato e competenze offerte e, così, non perdere l’opportunità di crescita e di migliori condizioni di lavoro.

L’adozione di nuove tecnologie, dal motore a vapore al computer, ha sempre portato con sé la paura della scomparsa di posti e attività lavorative fin lì svolte dagli esseri umani. In realtà, al netto di questi timori ciclici, l’analisi storica ci consegna uno scenario differente e rassicurante: l’evoluzione tecnologica ha sempre prodotto un saldo occupazionale positivo.

L’automazione crescente applicata ai processi industriali ha, negli ultimi 40/50 anni, comportato un aumento della produttività e del volume dei beni, ma anche dei posti di lavoro necessari a produrli. Lo stesso computer, il cui avvento si paventava avrebbe fagocitato centinaia di migliaia di occupati, ha finito per crearne molti di più.

Il punto se vogliamo sta proprio qui.La tecnologia semplifica i processi e rende obsolete alcune figure professionali, ma ne rende necessarie altre, spesso più formate, qualificate e remunerate.

Lo sviluppo tecnologico migliora la qualità del lavoro a patto, però, che la proporzione (+tecnologia=+lavoro) sia sostenuta da un termine medio ineliminabile: la formazione.

Ho fatto questa premessa perché vorrei affrontare un argomento “caldo”, ovvero il rapporto fra robot e lavoro, provando, contestualmente, a inserire nel dibattito alcuni dati fondati e sgombrando il campo da pregiudiziali posizioni pro o contro.

Cos’è un robot collaborativo?

Innanzitutto è bene ribadire la concezione che UR ha della robotica collaborativa. Un robot collaborativo per UR è un braccio robotico piccolo, facilmente programmabile e in grado di operare a fianco degli addetti in sicurezza.
A cosa serve un robot collaborativo? Come dice la parola stessa a collaborare con gli esseri umani nello svolgimento di alcune attività lavorative. Tipicamente – ma non solo – quelle più faticose, ripetitive e che richiedono meno creatività e sensibilità tipicamente umana. Rendendole più efficienti e produttive.

Collaborare quindi, non sostituire.

Non sono infrequenti casi in cui i nostri cobot svolgano da soli una serie di attività, divenendo quindi robot collaborativi autonomi. In moltissimi casi applicativi, tuttavia, il cobot condivide con l'uomo spazio e porzioni di attività, sollevandolo da attività meno ergonomiche e collaborando su quelle in cui può fornire precisione e accuratezza maggiori. 

Il paradigma sostitutivo, un po' di chiarezza

Secondo il report Global Collaborative Robots Market, 2017–2021, il mercato della robotica collaborativa è destinato a crescere del 60% nel periodo preso in esame, contro l’11,5% del mercato della robotica tradizionale. Questa stima da un lato smentisce coloro che vedono nella robotica la killer application del lavoro umano dall’altro traccia la strada di un nuovo modello di fabbrica in cui l’uomo utilizza strumenti evoluti sotto il suo controllo. Strumenti che si rivelano ogni giorno più performanti e produttivi e che consentono alle aziende di produrre di più e a costi minori. Ci sono evidenze - che riscontriamo nell’esperienze dei nostri clienti – per cui l’impiego dei cobot ha innalzato la produttività, generato nuove assunzioni e permesso alle imprese di riassorbire attività prima esternalizzate per mancanza di mezzi produttivi.

I dati, UNO SCENARIO DI CRESCITA PER L'OCCUPAZIONE 

Secondo un’analisi condotta dal World Economic Forum, nei prossimi 4 anni la tecnologia creerà 58 milioni di nuovi posti lavoro. Nuove figure professionali verranno chiamate a sviluppare strumenti tecnologici, manutenerli, programmarli, integrarli. Secondo le stime del WEF i posti di lavoro che l’automazione finirà per sostituire saranno 75 milioni. Parallelamente l’automazione delle imprese porterà all’assunzione di 133 milioni di nuovi addetti. Il saldo è dunque molto positivo e i posti di lavoro creati, direttamente da chi sviluppa tecnologia o da chi impiegandola produce e assume di più, compensano ampiamente quelli erosi.  

Formazione come leva di sviluppo 

Come scrivevo nella premessa la formazione è però un elemento indispensabile per permettere agli operatori di sfruttare al meglio l’opportunità fornita dall’automazione. I dati relativi all’Italia esemplificano meglio di altri cosa significhi “perdere il treno” dello sviluppo: secondo l’ultimo Osservatorio delle Competenze Digitali il rapporto fra richiesta del mercato di figure professionali nell’area ICT e automazione, e laureati in possesso delle conoscenze richieste, è di 8 a 1.  In Italia nel 2017 sono stati pubblicati in rete 64 mila annunci di lavoro inerenti Cloud computing, Big data, robotica e Cyber security a fronte di poco meno di 8mila laureati con i requisiti necessari. Un deciso investimento per formare nuovi e più qualificati professionisti è dunque necessario.

E per coloro che sono già nel mercato del lavoro? Che sono già attivi in una realtà manifatturiera o industriale? Quali strumenti è necessario adottare per permettere loro di rimanerci e godere dei vantaggi dell’automazione? La “formazione di fabbrica” è un tema su cui UR si è spesa più di ogni altro competitor. La Universal Robots Academy, la serie di webinar e workshop, tool come l’Application Builder, testimoniamo l’impegno profuso per rendere l’automazione accessibile a tutti, imprese e operatori. Per renderla universale sotto diversi aspetti: ovvero alla portata di tutti e in grado di rispondere con efficacia a ogni scenario produttivo. Universal Robots ha deciso di rispondere allo skill gap offrendo una piattaforma tecnologica semplice da usare e tutti gli strumenti a compendio per renderla ancora più produttiva.

In conclusione: uno sguardo al futuro  

Pensiamo che lo scenario in cui ci stiamo muovendo (quello della fabbrica 4.0), e in cui i dati delle molte ricerche prodotte in questi anni hanno significato e valore, sia destinato a venir superato. L’obiettivo verso cui stiamo marciando, e sulla base del quale noi stessi pensiamo i nostri cobot, è infatti quello di una fabbrica e di un’industria che valorizzino sempre più l’uomo e le sue incredibili capacità. Ci piace definirla Industria 5.0, quella cioè che – a seguito dell’integrazione spinta dell’automazione nei processi produttivi– recupera il ruolo dell’essere umano e lo valorizza appieno con l’ausilio di strumenti evoluti che collaborino con lui.  


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Alessio Cocchi

Alessio Cocchi è laureato in Ingegneria Gestionale all'Università di Bologna e ha ottenuto un Master Executive in Marketing & Sales alla SDA Bocconi ed alla ESADE Business School. A Giugno 2016 è entrato in Universal Robots nel ruolo di Sales Development Manager Italy, con il compito di sviluppare interamente il mercato italiano. Durante la propria esperienza ha gestito e coordinato team internazionali di lavoro ed è stato responsabile delle stategie di marketing e comunicazione globale delle Business Units per le quali ha lavorato.

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cobot robotica collaborativa human labour

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