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QUANDO I COBOT NON SONO LA SCELTA GIUSTA PER LA TUA AZIENDA?

Jul 29, 2020 11:50:51 AM / da Alessio Cocchi / 0 Commenti Condividi

Quali opportunità applicative offre la robotica collaborativa? E in quali condizioni produttive è invece preferibile l'adozione di una forma di automazione tradizionale? Proviamo a rispondere.

Nel 2005 il team della facoltà di robotica dell’Università di Odense (DK) iniziò a studiare una nuova forma di robotica in risposta alla necessità di avere una forma di automazione flessibile, facilmente riprogrammabile, compatta. Leggenda narra che l’applicazione che il team stava cercando di sviluppare fosse quella del condimento di una pizza ai peperoni: un’operazione che nessuna forma di robotica esistente all’epoca era in grado di rispondere. Oggi non solo i cobot sono in grado di stendere, condire e cuocere la pizza, ma operano in migliaia di ambienti industriali in tutto il mondo impiegati in decine di task diversi.

Quindi quando i cobot NON sono la scelta da preferire in termini di automazione?

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Flessibilità vs Rigidità

I cobot sono strumenti flessibili e riprogrammabili con estrema semplicità per eseguire task diversi. Sono quindi la scelta che un’azienda impiegata su lotti corti ad alta varietà di prodotto dovrebbe assolutamente preferire. Infatti, grazie alla flessibilità che garantiscono, rassicurano le imprese sulla tenuta del proprio investimento. Un cobot non congela capitali su un’applicazione che potrebbe cessare dopo poco. In caso di cambio di produzione, il cobot viene riprogrammato su altri task: è un investimento che dura nel tempo.

Se invece l’azienda è chiamata a produrre lotti molto lunghi e senza alcuna varietà, è preferibile applicare un tipo di robotica tradizionale. Questo non significa che lotti lunghi non possano essere affrontati con i cobot. Anzi. Le caratteristiche di ripetibilità offerte dai cobot sono molto elevate. I limiti possono essere altri. Vediamo quali.

 

Pesi piuma vs Pesi massimi

Il payload – la capacità di carico al polso – è una discriminante fondamentale per scegliere un tipo di automazione. I robot collaborativi di Universal Robots offrono una capacità di carico che spazia dai 3kg del piccolo UR3e ai 16 kg del UR16e, al momento il cobot più potente della gamma e-Series e della sua classe di reach. Se la necessità produttiva comporta la movimentazione di pesi di centinaia di kg è ovvio che è preferibile scegliere un’automazione tradizionale. Ugualmente, se le necessità operative sono dislocate su un raggio superiore ai 1300 mm (il più elevato reach della gamma UR, offerto dall’UR10e) allora è preferibile un’automazione tradizionale.

I cobot UR hanno un peso che varia dai 18 kg circa ai 31 kg e offrono tutti, indistintamente, un ingombro molto contenuto. 

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Velocità vs collaboratività

I cobot si caratterizzano per la possibilità di operare anche al di fuori di recinzioni di protezione, grazie alle 17 safety integrate e alla possibilità di parametrare ciascuna di esse per ridurre la minimo la possibilità di nuocere all’operatore. Non così le automazioni tradizionali, che necessitano sempre di barriere di sicurezza a segregare il loro spazio operativo. I cobot invece possono essere operativi in un regime di condivisione dello spazio. Quindi: se il layout è una variabile importante (perché saturo, limitato, perché deve essere disponibile per attività diverse) l’automazione collaborativa è preferibile. Se invece la collaboratività non è una variabile presa in considerazione, lo spazio non è limitato e le attività produttive richiedono parametri di velocità e capacità di carico elevate, allora un’automazione di tipo tradizionale è la scelta più giusta.

In questo post abbiamo ulteriormente sviscerato le differenze fra questi due tipi di robotica.


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Alessio Cocchi

Alessio Cocchi è laureato in Ingegneria Gestionale all'Università di Bologna e ha ottenuto un Master Executive in Marketing & Sales alla SDA Bocconi ed alla ESADE Business School. A Giugno 2016 è entrato in Universal Robots nel ruolo di Sales Development Manager Italy, con il compito di sviluppare interamente il mercato italiano. Durante la propria esperienza ha gestito e coordinato team internazionali di lavoro ed è stato responsabile delle stategie di marketing e comunicazione globale delle Business Units per le quali ha lavorato.

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